fbpx
21.8 C
Comune di Arezzo
martedì 26 Agosto 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Sfiducia nella scienza? Ecco cosa crea il cortocircuito. L’analisi degli esperti italiani

(Adnkronos) – Il Covid, l’infodemia pandemica e il rigurgito di polemiche sui vaccini. E in tempi più recenti la fatica di far comprendere cosa succede con il virus West Nile, fra mille voci che dicono la propria su quello che accade e i social a fare da cassa di risonanza distorta. Può capitare in diverse circostanze – soprattutto in situazioni come emergenze infettivologiche e crisi sanitarie – che la fiducia nella scienza venga messa a dura prova. Ma come scatta il cortocircuito che la fa crollare, che spezza il legame fra medici e ricercatori e opinione pubblica? Un team di ricercatori italiani prova a ricostruire ‘l’anatomia’ di questa caduta in un’analisi in pubblicazione sulla rivista ‘Infectious Agents and Cancer’.  Il tema è caldo, un dilemma irrisolto, e resta al centro di un dibattito che proprio in questi giorni ha raggiunto il suo acme con la vicenda del Nitag, il gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, finito sotto i riflettori prima per l’inclusione di due esperti con posizioni critiche sui vaccini e poi azzerato. L’accaduto ha riacceso lo scontro fra fazioni contrapposte, sollevando il velo sui rischi della politicizzazione di materie scientifiche, e riproponendo annose questioni come il ‘pluralismo’ e la ‘democrazia’ della scienza. Gli autori del paper – 3 dei quali fanno parte del gruppo Gabie (Genomics, Ai, Bioinformatics, Infectious diseases, Epidemiology), cioè Francesco Branda e Massimo Ciccozzi dell’università Campus Bio-Medico di Roma, e Fabio Scarpa dell’università di Sassari – partono proprio dalla pandemia di Covid, un periodo che “ha evidenziato le complessità che circondano la fiducia delle persone nella scienza, in particolare nel contesto di dati schiaccianti e polarizzazione politica”.  In contesti simili, l’appello a ‘credere nella scienza’, dicono, “è emerso sia come simbolo di fiducia che come fonte di tensione pubblica”, mettendo in luce sia “la sfida di comunicare l’incertezza scientifica”, sia quella dell’interpretazione dei dati e delle competenze. “Abbiamo esaminato – spiega Ciccozzi all’Adnkronos Salute – il ruolo cruciale della comunicazione nel plasmare la percezione pubblica della scienza, sottolineando la necessità di umiltà epistemica e di trasparenza di fronte all’incertezza”. Umiltà del sapere e trasparenza, come antidoto a rischi che sono dietro l’angolo in situazioni di tensione. Mentre la disponibilità dei dati aumenta, “la vera sfida risiede nella loro interpretazione e nella formulazione dei messaggi scientifici per pubblici diversi”. Quello che le crisi sanitarie hanno dimostrato, osservano, è che “il sovraccarico di informazioni e una comunicazione carente a volte possono portare a confusione, sfiducia e politicizzazione della scienza”, ragionano gli esperti.  
Come si fa dunque una comunicazione scientifica efficace? Per gli autori dell’analisi, l’obiettivo si può ottenere trascendendo “gli approcci puramente razionali” e affrontando anche “i fattori emotivi e sociali attraverso strategie persuasive”. C’è poi un’insidia moderna che aumenta la portata dell’impresa e “aggrava la sfida di mantenere la fiducia del pubblico nella scienza”: è quella che viene definita “l’infocrazia”, una situazione che deriva dalla “trasformazione strutturale dei flussi informativi nelle società digitali”.  Il messaggio dei ricercatori (fra cui figurano anche Laura Leondina Campanozzi e Vittoradolfo Tambone dell’Unità di ricerca Bioetica e Humanities dell’università Campus Bio-Medico di Roma) è che occorre rimodulare le strategie di comunicazione, cambiare adottando “un approccio ripensato alla comunicazione scientifica che dia priorità a chiarezza, contesto e coinvolgimento responsabile”. La ricostruzione della fiducia nella scienza “richiede qualcosa di più dei dati accurati; richiede una trasformazione nel modo in cui vengono trasmessi e compresi. È dovere delle istituzioni scientifiche porre la chiarezza comunicativa al vertice della propria agenda” e “coltivare una cultura della responsabilità”.  Di conseguenza, “il pubblico deve essere dotato degli strumenti necessari per confrontarsi con il discorso scientifico in modo critico. In periodi di incertezza, non è l’infallibilità” della scienza e degli scienziati “a sostenere la fiducia, ma piuttosto l’integrità, la competenza e un impegno condiviso per il bene pubblico”. Potrebbe essere questa, conclude Ciccozzi, “la migliore comunicazione per far capire alle persone non addette ai lavori cosa sta realmente accadendo”. —salute/medicinawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Comune di Arezzo
nubi sparse
21.8 ° C
21.8 °
21.8 °
68 %
0.7kmh
76 %
Mar
22 °
Mer
31 °
Gio
31 °
Ven
24 °
Sab
26 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS