Con l’approssimarsi della stagione estiva riprende o comunque si intensifica l’attività lavorativa di tutte le imprese che svolgono attività stagionali, ovvero collegate a specifici periodi nel corso dei quali la domanda cresce in modo evidente.
Un periodo durante il quale l’azienda si trova a fronteggiare un carico di lavoro maggiore rispetto all’ordinaria operatività si definisce picco di lavoro. E sono molte le azienda che devono confrontarsi con un mercato segnato da momenti di picchi di lavoro intervallati da periodi di flessione.
Pensiamo, infatti, in aggiunta alle imprese stagionali, alle aziende che operano nel settore della logistica oppure che lavorano su commesse o nell’ambito della produzione alimentare.
In questi periodi di intensa attività può risultare difficile per le imprese contenere la prestazione lavorativa entro determinati limiti d’orario.
Dunque, le aziende ricorrono spesso all’utilizzo degli straordinari, che costituiscono uno strumento flessibile di gestione del rapporto di lavoro.
Cosa sono gli straordinari
Gli straordinari rappresentano le ore di lavoro svolte oltre il normale orario contrattuale.
In Italia, l’orario standard è fissato a 40 ore settimanali, ma i contratti collettivi possono stabilire limiti inferiori.
Il limite massimo è generalmente fissato a 250 ore annue, e 48 ore settimanali, ma può variare in base ai contratti collettivi e salve altre ipotesi previste dalle legge (esigenze tecnico-produttive, forza maggiore).
Tuttavia, un ricorso eccessivo allo straordinario, sia pur nel rispetto dei limiti previsti dalla legge, può comportare un aumento dei costi del personale, a cui vanno aggiunti i potenziali rischi per la salute dei dipendenti.
È importante, dunque, per le aziende trovare il giusto bilanciamento, tra costi e benefici.
Una delle soluzioni adottate, quale alternativa allo straordinario, è lo straordinario forfettizzato.
Cos’è lo straordinario forfettizzato
Lo straordinario forfettizzato è un accordo tra datore di lavoro e dipendente in cui le ore di straordinario vengono forfettizzate, ovvero compensate con un importo fisso mensile, indipendentemente dal numero effettivo di ore di straordinario lavorate.
In altre parole, il datore di lavoro e il dipendente concordano un importo fisso mensile che copre un certo numero di ore di straordinario. Questo importo viene aggiunto alla retribuzione mensile del dipendente e tassato come un normale stipendio.
La clausola di forfetizzazione deve avere forma scritta e deve contenere l’indicazione dell’importo economico forfettario, il numero di mensilità per cui si riconosce il compenso, la durata del patto che può essere quindi a tempo determinato oppure a tempo indeterminato.
L’applicazione dello straordinario forfettizzato semplifica per l’azienda la gestione amministrativa, essendo più agevole contabilizzare un importo fisso mensile rispetto al calcolo delle ore di straordinario effettive.
Inoltre, è possibile preventivare i costi.
Vi sono, tuttavia, delle controindicazioni all’utilizzo dello straordinario forfettizzato.
Difatti, la misura della forfettizzazione potrebbe non corrispondere alle ore effettivamente lavorate dal dipendente. Tale pratica oltre a causare un potenziale malcontento tra i lavoratori è da considerarsi illecita.
Segnatamente, secondo la giurisprudenza è illecita la clausola di forfettizzazione che prevede un compenso determinato in misura forfettaria indipendentemente dal compenso minimo garantito e dal numero di ore di lavoro di straordinario effettivamente svolte dal lavoratore.
Quindi, il dipendente che svolge un numero di ore di lavoro straordinario superiore alla forfettizzazione pattuita, avrà diritto ad un compenso maggiorato per lavoro straordinario.
Alternativa allo straordinario ed allo straordinario forfettizzato è la banca ore.
Cos’è la banca ore
Si tratta di uno strumento non disciplinato dalla legge che dunque deve essere previsto dal contratto collettivo di lavoro di settore oppure dal contratto individuale di lavoro.
Con questo sistema il lavoratore decide che le ore di straordinario effettuate non gli vengano immediatamente retribuite, bensì accantonate in un portafoglio virtuale (banca ore) e poi restituite sotto forma di riposi compensativi così da avere tempo da dedicare ai bisogni propri e della propria famiglia.
Alcuni contratti collettivi di lavoro possono prevedere che la maggiorazione per lavoro straordinario venga in ogni caso corrisposta, anche se in misura ridotta al 50% rispetto all’ordinaria maggiorazione prevista per il lavoro straordinario.
I contratti collettivi di lavoro contemplano altresì un termine per la richiesta dei riposi compensativi, scaduto il quale, le ore eccedenti non usufruite dal lavoratore devono essere retribuite con riconoscimento della maggiorazione per lavoro straordinario.
La banca ore può costituire, perciò, un altro valido strumento per le imprese soggette a picchi di lavoro, perché le richieste di straordinari fatte ai dipendenti in determinati periodi possono essere successivamente compensate da giorni di riposo in aggiunta a quelli ordinari.
Daniele Rocchi