(Adnkronos) – (EMBARGO ALLE 20) – Saper suonare uno strumento potrebbe essere più che un’arte, potrebbe essere la chiave per mantenere il cervello giovane. Parola di scienziati. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista ‘Plos Biology’, l’allenamento musicale a lungo termine avrebbe l’effetto di migliorare la riserva cognitiva, attenuando il declino della percezione del linguaggio legato all’età. E la prova è nel cervello dei musicisti anziani. L’invecchiamento normale è tipicamente associato a un declino delle funzioni sensoriali e cognitive, spiegano gli esperti che firmano la ricerca, Claude Alain della Baycrest Academy for Research and Education (Canada) e Yi Du della Chinese Academy of Sciences. Questi cambiamenti nella percezione e nella cognizione legati all’età sono spesso accompagnati da un aumento dell’attività neurale e della connettività funzionale in reti neurali ampiamente distribuite. L’idea è che questo fenomeno – il reclutamento dell’attività neurale e il rafforzamento della connettività funzionale – rifletta una strategia compensatoria impiegata dagli anziani per mantenere prestazioni cognitive ottimali. Come si inserisce l’effetto benefico dell’educazione musicale? Per gli esperti scelte di vita positive, come coltivare questa capacità, avere livelli di istruzione più elevati ed essere bilingui, contribuiscono alla riserva cognitiva e cerebrale, che rappresenta l’accumulo di risorse cognitive e neurali prima dell’insorgenza dei cambiamenti cerebrali legati all’età. La teoria della riserva cognitiva suggerisce che questa riserva accumulata attraverso l’esperienza e l’allenamento possa dunque contribuire a mitigare l’impatto del declino cerebrale legato all’età, portando a prestazioni cognitive migliori del previsto. Tuttavia, il modo in cui realizzi questa influenza positiva sull’attività neurale nelle popolazioni anziane rimane controverso. Per indagare, i ricercatori hanno misurato con la risonanza magnetica funzionale l’attività cerebrale di 25 musicisti anziani, di 25 anziani non musicisti e di 24 giovani non musicisti, ai quali è stato chiesto di identificare sillabe mascherate da suoni rumorosi. I ricercatori hanno concentrato la loro analisi sulle risposte neurali all’interno del flusso uditivo dorsale. Il risultato è stato che i musicisti più anziani hanno mostrato un modello ‘giovanile’ di attività cerebrale durante la percezione del parlato. Il pattern di connettività nei flussi uditivi dorsali bilateralmente risultava simile a quello dei giovani non musicisti. Inoltre, i musicisti più anziani hanno mostrato un pattern spaziale di connettività funzionale più simile a quello dei giovani durante l’esecuzione del compito, mentre i non musicisti più anziani si discostavano costantemente dal modello di attività cerebrale dei giovani non musicisti. Nel complesso, concludono gli esperti, questi risultati supportano l’ipotesi della cosiddetta ‘Hold-Back Upregulation’, secondo cui la riserva cognitiva derivante dall’allenamento musicale promuove un modello di connettività funzionale più giovanile, con conseguenti risultati comportamentali superiori. Oltre a compensare il declino legato all’età, la riserva cognitiva potrebbe agire preservando l’integrità e l’architettura funzionale delle reti neurali, mitigando così gli effetti negativi dell’invecchiamento sulle prestazioni cognitive. Lo studio è stato progettato in un modo per cui non è stato possibile determinare relazioni di causa-effetto tra allenamento musicale e performance nel compito di percezione, precisano gli autori. Studi futuri, concludono, dovrebbero testare ulteriormente l’ipotesi in questione perché i risultati potrebbero orientare interventi volti a preservare le funzioni cognitive e a migliorare i risultati comunicativi nelle popolazioni anziane. “Uno stile di vita positivo aiuta gli anziani ad affrontare meglio l’invecchiamento cognitivo e non è mai troppo tardi per iniziare e perseverare in un hobby gratificante come imparare a suonare uno strumento”, osserva Lei Zhang. “Proprio come uno strumento ben accordato non ha bisogno di essere suonato più forte per essere udito, il cervello dei musicisti più anziani rimane perfettamente accordato grazie ad anni di allenamento – chiosa Yi Du – Il nostro studio dimostra che questa esperienza musicale rafforza la riserva cognitiva, aiutando il cervello a evitare il solito sovraffaticamento legato all’età, tipico di chi cerca di comprendere un discorso in luoghi rumorosi”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Salute, suonare uno strumento mantiene il cervello giovane, lo studio
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